Emanuele Scicolone
  • about
  • portfolio
  • e.r.
  • prints
  • contact
  • about
  • portfolio
  • e.r.
  • prints
  • contact

leica M3: quando la fotografia รจ poesia

20/4/2022

2 Comments

 
Foto
​LEICA M3, LA MIGLIOR LEICA DI SEMPRE

Cosa si può aggiungere riguardo alla leggendaria macchina fotografica di Cartier-Bresson, di Erwitt e dei grandi della fotografia del Novecento? È difficile dire qualcosa di originale di una macchina che è un punto di riferimento da più di 60 anni. Dunque parlerò della mia personale esperienza durante i miei randagismi fotografici. Tutta di metallo con meccanismi in ottone, con le scritte incise e non serigrafate, col suo stupefacente mirino con ingrandimento 0.91, col telemetro più grande di tutte le Leica mai prodotte, con la migliore cornice da 50mm di sempre che occupa tutto il mirino senza altre cornici che disturbano, con l'otturatore in tessuto e il suo caratteristico scatto ovattato, la M3 non è solo una macchina fotografica ma un'icona, l'emblema della qualità teutonica senza risparmio economico. Non c'è plastica, non ci sono risparmi di materiali, non ci sono orrendi loghetti rossi attira sguardi per uno strumento che dovrebbe essere la discrezione fatta fotocamera. Non c'è egolatria nella M3, ad attirare involontariamente l'attenzione è solo la sua raffinatissima bellezza d'altri tempi. Non c'è esposimetro integrato, inutile e distraente nel reportage e nella fotografia quotidiana. Ci si avvale della propria conoscenza della luce o di un misuratore esterno quando proprio decifrarla non è facile. Non si perde un colpo, non ci si smarrisce in inutili aggiustamenti di mezzo stop. In pratica la M3 è la miglior Leica mai stata prodotta e probabilmente la miglior analogica 35mm di sempre. ​
Foto
Foto
A SPASSO CON LA LEICA M3

A dispetto delle sue dimensione la Leica M3 pesa: è tutta metallo con ingranaggi completamente in ottone, non è una macchinetta inconsistente che ci si dimentica di avere al collo. Il peso ovviamente non è eccessivo, ma ti fa capire che hai in mano una macchina di un certo spessore. 
Quali sono le cose da gestire quando si scatta con una M3? Pochissime: esporre con gli occhi o aiutarsi con un esposimetro esterno, poi ti dedichi esclusivamente alla composizione. Non fai altro. Non c'è un esposimetro integrato da tenere sott'occhio e regolare ogni due secondi. La grande comodità di un esposimetro esterno è che appena giunto in un luogo misuri subito la luce incidente, discretamente, senza attirare sguardi. Regoli la macchina. Sei pronto a fotografare. Appena la metti all'occhio lo fai solo per scattare, non per regolarla. Ti dedichi esclusivamente alla fotografia. E ovviamente è un piacere. Con un 50mm non hai nient'altro a parte la cornice e il telemetro nel mirino. Non hai seconde cornici o distrazioni varie. E la cornice del 50mm è grande quasi quanto tutto il mirino, dunque ti limiti a osservare il mondo da una finestra. Alcune volte ti appoggi e passi minuti a osservare le faccende della gente da questo vetro magico, come se stessi guardando un mondo di cui non fai parte. 
Finisci i tuoi 36 scatti, che poi sono sempre qualcosina di più, e riavvolgi la pellicola estraendo il nottolino zigrinato. Ti fai un po' male alle dita se ci sono -2 gradi, ma non ci fai caso, ci metti qualche secondo. Ad un certo punto ti trovi a tenere con due mani fondello, bobina, pellicola impressionata, pellicola nuova e nel mio caso anche astuccio con tutte le pellicole. Non te ne accorgi nemmeno perché diventa un automatismo. Sei pronto per ricominciare a scattare. È tosta la M3, non ti viene incontro su niente, è una macchina con cui devi creare un feeling speciale. Se inizi a considerare scomodo questo o quello, inizi anche a maturare un rapporto di odio e amore. Perché ovviamente sarebbe meglio avere un esposimetro integrato, perché sarebbe più comodo se la bobina non fosse estraibile, perché ti faresti meno male alle dita se invece del nottolino zigrinato avesse la manovella. Se inizi a ragionare così lascia perdere, vai su una M6 e vivi felice, perché anche questa è una grande macchina. Ma non è la M3. Nessuna è la M3. Nessuna ha il suo mirino e il suo telemetro, che giustificano qualche scomodità, nessuna ti dà quel feeling incredibile, che giustifica la sua leggenda. ​
Foto
Foto
UNA MACCHINA DA 50MM

​Le cornici a disposizione sono per 50mm, 90mm e 135mm.
 Ottiche grandangolari non erano praticamente contemplate prima degli anni '50, dunque non aveva senso produrre una macchina con cornici più ampie della focale 50mm. La M3 è in pratica la macchina da 50mm per antonomasia. Con un Summicron 50mm/2 rientrante o Rigid è letteralmente perfetta. La mia M3 dal numero di serie è del 1959 dunque quest'anno compie 60 anni, eppure si presenta splendidamente, sembra realmente quasi nuova. Ricordo che dopo due anni la mia Fujifilm X-E2, un pezzo di plastica coi pulsanti, era già tutta scolorita, i grip si scollavano e doveva essere costantemente aggiornata per poterla utilizzare con le ottiche nuove. Ecco tutto questo con la M3 non esiste. La vulcanite è ancora perfettamente integra, solo qualche segnetto le dà un aspetto vissuto, ma d'altronde stiamo parlando di una signora di 60 anni. Come disse la Magnani a Gianni Berengo Gardin che la voleva ritrarre cercando di nascondere le sue rughe: "voglio che si vedano tutte, me le sono guadagnate una ad una!" ​
Foto
IL MIRINO: COME FOTOGRAFARE IL SOGNO

​Il tesoro prezioso della M3 è il suo mirino. Enorme, luminoso, limpido, con la sola cornice del 50mm
, si potrebbe fotografare ad occhi aperti grazie al suo ingrandimento di 0.91, ossia pari quasi alla realtà. È un piacere scattare con la M3, sembra quasi di guardare un cinema. Posare gli occhi su mirini di altre macchine dà la sensazione di guardare attraverso uno spioncino. Lo 0.72 di tutte le altre Leica è niente a confronto. Se si pensa che la M9 ha un misero 0.68 ed è una macchina considerata una evoluzione delle analogiche, ci si fa una bella risata. Questo è il punto fondamentale, perché a tutto il resto ci si abitua. I vantaggi sono molteplici: è il miglior telemetro per ottiche con grandi aperture tipo f1.4 e addirittura f0.95, fotografare diventa un atto naturale in quanto il mirino equivale quasi alla realtà, al buio mirino e telemetro sono gli unici che permettono di vedere e mettere a fuoco precisamente. Tenete presente che la luminosità del mirino della M3 è maggiore a quella di qualsiasi altro mirino Leica. alla fine se non si può vedere non si può fotografare. In basso notiamo la evidente differenza tra il mirino e il telemetro di una M3 e di una M6. Abissale, che dite? ​
Foto
Cornice da 50mm della M3 (ingrandimento 0.91)
Foto
Cornice da 50mm della M6 (ingrandimento 0.72)

​CARICAMENTO RULLINO


Il caricamento del rullino è più macchinoso rispetto alle altre Leica: il rocchetto difatti deve essere estratto e la coda della pellicola inserita in una fessura. Un'operazione che con l'abitudine necessita di meno di un minuto. Non è in quel lasso di tempo che si perderà la fotografia della vita, perché con l'analogico si impara a dosare gli scatti. Inoltre con l'abitudine si diventa veloci a caricare la M3: con questo intendo che qualche decina di secondi. Ma non c'è niente di meglio di farlo stando seduti a un tavolino di qualche caffè, riposando le gambe e la mente.
 Così caricare il rullino sulla M3 diventa un dolce rituale. ​
Foto
Foto
DISCREZIONE

​Naturalmente la M3 è discretissima
, forte anche del fatto che possiede un otturatore di tessuto. La foto seguente è il classico esempio di quanto si riesca a passare inosservati anche a qualche metro di distanza dai soggetti. Un momento di intimità come il bacio di una madre al proprio figlio davanti alle tele astratte di Jackson Pollock ha la durata di un secondo o poco più: la M3 mi ha permesso di coglierlo senza problemi. Non c'è macchina più pronta all'uso di questa. Utilizzarla bene significa prendere confidenza con gli aspetti più primitivi della fotografia, ossia la conoscenza della luce. Tutto dunque diventa immediato, spontaneo. Fotografare diventa un atto naturale, esattamente come parlare o scrivere. ​
Foto
L'ESPOSIMETRO CHE NON C'È

È così essenziale un esposimetro integrato in una macchina fotografica? Direi proprio di no, anzi. La mancanza dell'esposimetro è un fattore positivo: la pellicola monocromatica ha un'ottima latitudine di posa, dunque sbagliare uno stop non incide minimamente sul risultato finale, e anche due stop si recuperano facilmente in camera oscura in fase di stampa. Personalmente non mi aiuto con esposimetri esterni ma faccio affidamento solamente sui miei occhi: non si può fare fotografia se non si capisce la luce, se non si sa interpretarla, se non si sa piegarla alle proprie necessità. L'obiettivo è di ottenere dei negativi facili da stampare, e questo processo accade in fase di scatto: conoscere la luce e sapere quello che si otterrà è fondamentale.  
​
Foto
LA M3 E LE ALTRE

Mi sono avvicinato al mondo Leica tramite una M8, una delle migliori digitali di sempre. Considerata ingiustamente - e in genere da chi non capisce niente di fotografia - il brutto anatroccolo della grande famiglia M, in realtà si tratta probabilmente della digitale più riuscita di tutta la famiglia Leica. Il suo sensore CCD è unico, così vicino alla dolcezza della pellicola. Non ha una resa moderna come la M9 o la Monochrom CCD, ha un carattere tutto suo. Unica con 1/8000 di secondi, con filtro ir sottilissimo che permette di catturare i raggi ultravioletti e dunque di avere un bianco e nero carichissimo, secondo solo a quello della Monochrom. Unica pecca il sensore tagliato con fattore di moltiplicazione di x1,33, che dunque trasforma un Summicron 50mm/2 in un 65mm/2.6. Per due anni ho scattato con il Voigtlander 40mm/1.4 come equivalente 50mm e mi sono trovato benissimo, come con nessun'altra digitale, e sono passato attraverso Nikon e Fujifilm. La Leica M8 sarà una macchina che porterò sempre nel cuore. Il passaggio a Leica analogica è avvenuto con una preziosa Leica CL, piccola e discreta, un piccolo grillo tonante, per passare infine alla M3. Ho anche una Leica M6 che tengo come muletto, ma che probabilmente venderò per prendere un'altra M3. Leica M3 e Leica M6 sono due macchine molto diverse: la M6 ha un mirino con ingrandimento dello 0.72, dunque uno spioncino rispetto alla M3, ma più adatta a focali come 28mm e 35mm. Il caricamento della pellicola è più semplice e veloce e ha il famoso esposimetro integrato che aveva fatto penare molti leicisti che non erano riusciti a farsi piacere la M5. La M6 in realtà è completamente meccanica e le batterie alimentano solo l'esposimetro, ma come già detto la M3 è un altro mondo sia a livello di mirino (che è un qualcosa che vale più di qualsiasi esposimetro integrato) che di qualità costruttiva. La M3 non sa nemmeno cosa sia la plastica, la M6 sì. La M3 è una Rolls-Royce degli anni '50 che passeggia placida lungo la Senna, la M6 una Porsche degli anni '80 che quando vuole accelera e ti lascia in un polverone di fumo. Due macchine di prestigio, non c'è che dire. Entrambe raggiungono la loro destinazione, entrambe in modo diverso. Dipende dallo stile di vita che uno ama. Io quando fotografo non amo correre. Per me la macchina fotografica è un fucile di precisione, un colpo un bersaglio. Di fatto la M6 è l'ultima vera Leica. La M7 ha l'otturatore elettronico e senza batterie scatta solo a 1/60 e 1/125 di secondo, poi sono cominciate le digitali.
Foto
UNA QUESTIONE DI 50MM

La cosa superba di tutte le Leica è che si possono montare le ottiche più pregiate mai state create. Quando dico questa affermazione parlo veramente di ottiche pazzesche, che non hanno niente a che fare con quelle moderne, pensate per il digitale, dunque corrette da software integrati alla fotocamera. Il Summicron 50mm è veramente il miglior 50mm al mondo, ha veramente un suo carattere. In pellicola tutto questo è evidente. Ricordo che, prima di vendere la mia amata M8, feci delle prove di scatto con lo Zeiss Planar e il Summicron. Rimasi stupito dalla bellezza delle foto scattate col primo e dal piattume di quelle scattate col secondo. Il Summicron in digitale faceva pena. Ma in pellicola il discorso cambiava completamente, perché il Summicron è un'ottica analogica da utilizzare con la pellicola, mentre lo Zeiss Planar è un'ottica del 2004, pensata soprattutto per le digitali. In analogico se la cava egregiamente, ma non ha la poesia e la magia del Summicron. 
Personalmente scatto solo con un 50mm da circa 4-5 anni, e l'ho fatto anche a livello professionale quando mi occupavo di matrimoni. Era la mia firma stilistica. Il senso di coerenza che offre quest'ottica è unico. La M3 è la macchina perfetta per poter sfruttare la vasta gamma di 50mm disponibili per Leica, ognuno con la sua resa, ognuno col suo carattere. Da Leica a Zeiss a Voigtlander le possibilità sono talmente tante da parderci la testa. Stiamo parlando di circa 80 anni di produzione di ottiche. Io possiedo due ottiche: un Summicron 50mm/2 Rigid e uno Zeiss Planar 50mm/2. Ma perché due 50mm? Perché sono due ottiche diversissime, che non hanno niente in comunque, con due rendering diversissimi. Il Summicron è sempre attaccato alla M3, è il mio preferito, ha una resa d'altri tempi che dona alle fotografie un mood anni '50. E questo è quello che voglio, perché le mie fotografie si devono discostare dalla realtà, devono uscire dal tempo. Mi piace che guardandole si respiri un'atmosfera atemporale e sognante. È un obiettivo diverso, chirurgico, di una tridimensionalità incredibile. Sembra veramente che il soggetto esca dalla fotografia. ​
Foto
I TEMPI LENTI DELLA M3

Essendo senza specchio ovviamente la M3 ci permette di scattare, come tutte le Leica, in condizioni estreme di luce. La prima delle due fotografie di seguito è stata scattata di notte a f2 e 1/8 di secondo con soggetto in movimento. La pellicola era una Tri-x 400 esposta al valore nominale. Nessun tiraggio. La fotografia è venuta esattamente come la mia mente voleva e come il mio occhio la vedeva. Non sarebbe stato possibile con le altre Leica a causa del telemetro più piccolo e del mirino più piccolo e buio. Ovviamente un flash in una M3 è impensabile, è una bestemmia. Esistono fotografi di dubbio valore che puntano sulla provocazione, scattano con Leica e sparano il flash addosso ai loro inconsapevoli soggetti. Il risultato sono orrende fotografie, insignificanti scatti che puntano a una sorta di ribellione stilistica. Tutto questo per nascondere un'incompetenza di fondo. Bruce Gilden ed Eric Kim ne sono il più infelice esempio. Le Leica sono macchine che si nutrono di luce ambiente.
È bello soffermarsi con l'occhio sul mirino della M3 e osservare la vita che passa. Proprio come se si stesse girando un film. Poi improvvisamente accade qualcosa. Un gondoliere allunga la mano per scaldarsi con uno sbuffo di vapore caldo dai primi freddi novembrini. Si coglie un istante durato un niente. Un battito di ciglia ed è già passato. Ma la Leica M3 te lo fa cogliere perché attraverso lei si osserva il mondo nella sua naturale bellezza. Poi mi fermo in un bacaro a bere un bicchiere di vino e a cambiare rullino. Un breve respiro tra un momento e l'altro. Con la M3 è così, non c'è niente fatto di corsa. È tutto meravigliosamente umano. ​
Foto
Foto
CONCLUSIONI

Non penso di aver aggiunto niente a quello che già si può leggere sulla M3 su internet, tranne alcune mie considerazioni personali. Ma amare e utilizzare una M3 è una questione dannatamente personale. In un'epoca di elettronica, digitale, centinaia di migliaia di iso, autofocus con decine di punti di messa a fuoco, automatismi d'ogni genere, monitor basculanti, touch screen, wifi, programmi di elaborazione raw, scattare con una M3 è un'esperienza appagante, che riporta alle origini della fotografia, quando una macchina fotografica era realmente una scatola di metallo con un buco che filtrava la luce. Tutto è lineare e semplice, non ci sono distrazioni, non ci sono limitazioni. La Leica M3 è una macchina per fotografi consapevoli e smaliziati, non per estimatori di bollini rossi che pensano che la buona macchina fotografica faccia di conseguenza la buona fotografia. In quest'epoca di marketing, di ambassadors e fotografi-venditori-da-strapazzo, in cui l'ultimo residuo tecnologico è quanto di meglio si possa avere, io dico che se volete imparare a fotografare dovete fare un passo indietro, non in avanti. Dovete lasciare più spazio alla vostra mente e alla vostra sensibilità. Costruitevi una poetica, un immaginario, un mondo da vivere e fotografare. Non esistono corsi per diventare fotografi, perché la fotografia è qualcosa che si può imparare ma non insegnare. La tecnica fotografica si apprende in 5 minuti, la cultura fotografica in una vita. La fotografia è più sensibilità che studio, più curiosità che progettualità. La fotografia è più tormento che strumento. ​
2 Comments
Robert Roth link
14/11/2022 22:27:24

Language manage TV and total everything human range. Medical center technology nation.
Body tonight magazine reality image. This throw should turn. Collection red along manager seat.

Reply
Jacob Ellis link
15/11/2022 06:25:03

Including their down little size good allow under. Tree blue he ready. Economy eye finish no visit.
Hour product citizen kind also like improve. Treat operation during four program.

Reply



Leave a Reply.

  • about
  • portfolio
  • e.r.
  • prints
  • contact